Non mi è mai piaciuto l'uomo-massa: quello che, se in compagnia, perde la sua identità per fondersi con gli altri e creare un unico soggetto.
Mi fa paura l'uomo-massa che non ragiona, che non sa quel che fa ma lo fa; quello che, se lasciato solo, è un angelo, ma, se in balia del branco, diventa un lupo indomabile.
Temo l'uomo-massa che la Domenica allo stadio si annichilisce per sottostare alle leggi del gruppo, della tifoseria.
Il tifo d'oggi è malato: questo fanatismo sportivo spesso portato all'estremo e vissuto come scontro tra titani di natura opposta: le forze di polizia da un lato e i tifosi dall'altro. Qualcuno dovrà pur vincere... ma perché? Perché non è bastata la morte dell'ispettore Raciti a scuotere le coscienze di questa gioventù intorpidita? Perché ancora scontri? Perché professare la propria fede calcistica con la violenza? Perché agitare gli animi in un Autogrill, scatenare una rissa, far scattare un intervento di polizia e provocare, tra l'altro, la tragica morte di un ragazzo per colpa di un fatidico errore?
Lo sport dovrebbe essere una 'palestra di vita', dovrebbe essere 'incontro costruttivo', dovrebbe essere ALTRO! Non posso che usare il Condizionale dato che, sempre più spesso, le voci dei tifosi le sento solo durante i funerali di un membro del branco mentre le loro urla, le botte, le azioni violente, le sento e vedo ogni Domenica sugli spalti in un tutto indistinto dove non c'è spazio per la ragione.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento